La giovane era hazara, etnia sciita e di origine cinese perseguitata dagli studenti coranici. La famiglia e le compagne di squadra sono state costrette al silenzio sulla vicenda.
Che i talebani abbiano preso di mira le donne, nel Paese, mostratesi in pubblico senza hijab, è notizia nota. Altrettanto conosciuto è il ruolo che gli studenti coranici attribuiscono al genere femminile: vita domestica, possibilità di uscite solo se accompagnate da partenti stretti e nessuna velleità lavorativa. Se alla vicenda di Mahjabin Hakimi si aggiunge che la giovane era di etnia hazara, si completa la fotografia della violenza perpetuata sulla pallavolista: membro della Nazionale afghana di pallavolo, è stata decapitata dai nuovi padroni del Paese. La vicenda è stata raccontata dalla testata Independent Persian dopo diverse settimane dall’uccisione di Hakimi. Un suo allenatore, sotto falso nome, ha raccontato al giornale della decapitazione dell’atleta, mentre i parenti di lei hanno mantenuto il riserbo poiché i talebani avevano minacciato ritorsioni su tutto il nucleo famigliare.
Mahjubin Hakimi, una giocatrice della nazionale giovanile di pallavolo dell'Afghanistan, sarebbe stata decapitata dai talebani a Kabul. A denunciarlo al Persian Independent, secondo i media indiani, è stata una sua allenatrice, rimasta anonima per ragioni di sicurezza. La ragazza sarebbe stata assassinata a inizio ottobre, ma la notizia non è stata diffusa dai familiari per paura di rappresaglie. Il giornalista Rai Nico Piro fa però sapere, su Twitter: "Da quello che mi risulta, no, la notizia non è vera". E aggiunge: la ragazza "si sarebbe suicidata, giorni prima della caduta di Kabul".