Quando la torcia olimpica arriverà in Valle — più precisamente ad Aosta — è scritto nero su bianco: sarà il 12 gennaio 2026.
Un numero, una data. Ma dietro c’è molto: 63 giorni di staffetta, 12.000 chilometri da coprire, 10.001 tedofori che si passeranno il testimone di fuoco da Roma a Milano, attraversando ogni angolo dell’Italia, dai grandi centri alle valli, dai paesi remoti alle piazze di città.
E allora — per noi valdostani — non è solo una data sul calendario. È un appuntamento con un simbolo che unisce sport, comunità, radici. Immagino già l’arrivo del convoglio: la torcia che accende un braciere, le luci di una piazza, gente che si raduna nonostante il freddo — perché in montagna, il freddo si sopporta volentieri se c’è qualcosa che scalda lo spirito.
Il rito comincia altrove: la fiamma nasce ad Olimpia, come vuole la tradizione, il 26 novembre 2025. Poi, il 4 dicembre, dopo la cerimonia di consegna ad Atene, il testimone arriva in Italia, a Roma, e da lì — il 6 dicembre — parte il grande giro.
Da Roma, passando per città d’arte, borghi, coste, colline, montagne. Una staffetta fatta di gambe, respiro e cuore, che vuole attraversare l’Italia intera come un filo rosso tra Mezzogiorno e Nord, tra mare e Alpi.
Quando la fiamma arriverà ad Aosta sarà un momento da vivere. Perché non sarà solo “arriva la torcia”. Sarà “arriva un simbolo”. Per i valdostani all’estero che magari torneranno per l’occasione. Per le famiglie che riscoprono la loro valle. Per chi ama le sue montagne e vuole sentirsi parte di un mosaico più grande.
Si dice che tra i tedofori scelti per la tappa valdostana figurino nomi legati alla regione. Storie di sport, di montagne, di comunità — la fiamma in mano a qualcuno che conosce la neve, le strade ghiacciate, le atri di legno. Corriere della Calabria+1
E allora, vale la pena prepararsi: saranno magari poche centinaia di secondi, ma quanto basta per accendere una scintilla di entusiasmo. Penso a bambini e ragazzi che guardano la fiaccola, a famiglie che escono in strada, a chi sente che, in quel momento, la Valle non è solo un pezzo di mappa, ma parte di un’Italia che riparte, che sogna, che corre.
Perché lo sport — e la torcia — non riguarda solo i grandi stadi, le medaglie, le telecamere. Riguarda la gente, i luoghi, la condivisione. E a noi valdostani spetta essere pronti: con un cappotto, un sorriso, e la certezza che, almeno quel giorno, la nostra montagna sarà parte del grande viaggio della fiamma.
La torcia arriverà. E con lei, per qualche istante, ci saremo anche noi.
La fiamma olimpica è stata accolta ieri sera a Roma, dopo il rito di consegna in Grecia, e oggi — al Quirinale — il Sergio Mattarella l’ha ricevuta ufficialmente, in una cerimonia sobria ma simbolica, che segna l’inizio del viaggio italiano verso i Giochi Invernali.
Fra le autorità presenti anche la presidente del International Olympic Committee, Kirsty Coventry, insieme ai vertici del CONI e gli organizzatori dei giochi.
La torcia, arrivata con un volo da Atene a Roma e portata in corteo sino al Quirinale, resterà custodita durante la notte in una lanterna ad olio, in attesa che domani mattina si svolga l’accensione ufficiale del braciere in piazza e parta la staffetta che attraverserà tutta Italia.
Primo tedoforo designato per aprire la staffetta sarà il campione di nuoto Gregorio Paltrinieri: da sabato, con altri 10.000 portatori della fiamma, comincerà il lungo viaggio di 12.000 chilometri che attraverserà tutte le regioni italiane.
Nel corso della cerimonia, Mattarella ha evocato il valore simbolico della fiamma: un segno che — ha detto — “può portare speranza e pace”, come spirito che le Olimpiadi dovrebbero incarnare.
Oggi, con la cerimonia pubblica sul piazzale del Quirinale, la staffetta ha preso formalmente il via. È un attimo, breve, leggero come un sospiro: ma per un’idea — quella olimpica — che torna a far camminare l’Italia da sud a nord, da Roma alle Alpi, come un filo di fuoco che accende luoghi, comunità e aspettative.
Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Cerimonia di inaugurazione del viaggio della Fiamma olimpica in occasione dei Giochi Olimpici invernali Milano-Cortina 2026
Signora Presidente del Comitato olimpico internazionale,
insieme ai Presidenti degli altri organi costituzionali d’Italia, le rivolgo il benvenuto a Roma.
L’accensione della fiamma olimpica, che dà avvio a un percorso coinvolgente attraverso le Regioni d’Italia, non indica soltanto un grande evento sportivo: riveste anche – come è ben noto - un alto valore simbolico e richiama principi, ideali che, nel corso della storia, hanno mantenuto il loro carattere di universalità.
Il fuoco olimpico ricorda che le donne e gli uomini possono ambire a traguardi sempre più elevati, che sono liberi e capaci di progredire e che la consapevolezza del comune destino e del comune progresso richiede umana fraternità, sollecita solidarietà, esige che non vi sia sopraffazione, che venga bandita ogni pretesa di superiorità per origine etnica, per credo religioso, per condizione sociale.
Questo messaggio viene rilanciato ogni giorno dai giovani che praticano sport, dal variegato universo dei dilettanti, dai veri campioni di ogni disciplina.
Olimpiadi e Paralimpiadi sono eventi globali e consentono allo sport di parlare a tutti con maggiore forza.
Le Olimpiadi sono storia antica e moderna.
Sono anche il tempo di oggi. E più che mai sentiamo la necessità e l’urgenza dell’amicizia e della pace tra i popoli. La pace è iscritta nel DNA olimpico sin dai tempi più remoti: nell’antica Grecia, quando si svolgevano le gare, come è ben noto, le armi si fermavano.
L’Italia ha chiesto che la tregua olimpica venga rinnovata.
Ci auguriamo che sia davvero possibile. Anzi, speriamo di più. Che i due mesi che ci separano dall’avvio dei Giochi possano recare distensione e dialogo, fermare aggressioni e barbarie, spegnere le volontà di potenza che seminano paura, morte, devastazione.
In ogni caso, il segno di pace delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi italiane sarà chiaro e visibile a ogni latitudine. È la nostra natura. La nostra cultura. La nostra storia.
Anche la condivisione tra Milano e Cortina contiene un messaggio di accoglienza e di apertura. I Giochi porteranno atleti e squadre anche a Bormio, Livigno, Anterselva, Pedrazzo, Tèsero. A sua volta, sarà l’Arena di Verona sede dell’inaugurazione delle Paralimpiadi.
Milano e Cortina saranno capofila di un grande impegno italiano. Offriremo come sempre, accoglienza, partecipazione popolare, amicizia a chiunque sarà con noi, e questo contribuirà ai giorni di queste manifestazioni di carattere globale.
Cortina torna città olimpica dopo settanta anni. Il mondo corre velocemente da allora. Fu la prima Olimpiade invernale trasmessa dalla televisione. Immagini in bianco e nero, e tuttavia – lo ricordo personalmente bene - piene di fascino, una porta sul futuro.
Per la prima volta nella storia dello sport, allora, fu una donna, campionessa di sci, Giuliana Minuzzo, a leggere il giuramento olimpico. Una delle maggiori ricchezze dello sport sta proprio nelle conquiste che reca alla comunità e che divengono presto patrimonio condiviso.
Un’altra indimenticabile edizione delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi invernali si è svolta in Italia vent’anni or sono. A Torino e nelle montagne piemontesi. Una straordinaria occasione di sport, di incontro, e anche di crescita, sul piano propriamente sportivo come su quello economico, tecnologico, turistico, culturale.
Confidiamo sempre che la crescita sia per tutti. Per l’Italia che ospita delegazioni da tanti luoghi del mondo e per tutte le atlete e gli atleti che soggiorneranno in luoghi incantevoli, si impegneranno per la vittoria, conquisteranno l’ammirazione del pubblico, mostreranno come l’emozione della gara sportiva possa produrre cammino ulteriore.
Abbiamo ricevuto il testimone da Pechino. Lo consegneremo alla Francia, che organizzerà i prossimi Giochi nel suo versante alpino.
In un cambiamento d’epoca – come quello che stiamo vivendo – c’è bisogno di speranza. Di futuro.
Lo sport contiene questo valore prezioso. Lo contiene e lo trasmette. Mostra come, con impegno, con tenacia, con il coraggio di superare i propri limiti, si possano raggiungere nuovi traguardi. E nel traguardo di domani c’è già una misura di speranza che ci rende migliori.
I grandi eventi sportivi fanno aumentare il numero di chi pratica sport. Si conteranno a miliardi le persone che seguiranno le gare attraverso la tv e le molteplici piattaforme della nostra comunicazione globale.
Adesso accendiamo la torcia. E avviamo nelle strade, nelle città, questi segni di speranza e di pace.
Milano e Cortina, capitali dello sport nelle prossime settimane, renderanno certamente onore al compito assunto davanti a tutti i Continenti.
E l’intera Italia sarà accanto a loro.










