C’è un’emozione speciale nell’aria, quella che vibra quando si percepisce l’inizio di qualcosa di storico. Martedì sera, sulla pista di Arese, è stato presentato il primo equipaggio italiano interamente femminile che parteciperà alla Dakar Classic 2026, a bordo di un camion. Un progetto che profuma di coraggio, determinazione e voglia di rompere gli schemi.
Le protagoniste di questo viaggio straordinario saranno Rachele Somaschini, Serena Rodella e Monica Buonamano: tre storie diverse che si incrociano su un Unimog 435 Mercedes Benz preparato da Tecnosport, un gigante da 44 quintali pronto a lasciarsi alle spalle le piste italiane per affrontare la sabbia saudita.
Tre donne, tre anime, un’unica direzioneRachele Somaschini, milanese, 30 anni, quattro volte campionessa italiana rally femminile, è la forza gentile del gruppo. Nata con la fibrosi cistica, ha trasformato la malattia in una missione: correre per dare respiro alla ricerca con il progetto solidale “Correre per un Respiro”. Alla Dakar sarà prima pilota. Determinata, precisa, capace di trasformare ogni difficoltà in un’accelerata.
Serena Rodella, biellese, è una vera eccellenza del motorsport tricolore: sei volte campionessa italiana di velocità fuoristrada femminile. Abituata a vivere le gare con intensità e istinto, arriva alla Dakar portando grinta, tecnica e la concretezza di chi sa che il deserto non perdona. Sarà seconda pilota, un ruolo fondamentale per condividere la fatica e la responsabilità di guidare un mezzo imponente.
Monica Buonamano, toscana, è il faro del team. Ha già respirato la Dakar, ne conosce ritmi, insidie, silenzi immensi e improvvise tempeste di sabbia. Sarà lei la navigator: la bussola umana che dovrà leggere il deserto, orientare le compagne, mantenere il sangue freddo quando la pista sembra scomparire.

La passione della famiglia Bonino
Tra il pubblico, emozionato come fosse la sua prima volta, anche Giovanni Bonino, simbolo della Dakar: quattro edizioni corse, due proprio con l’Unimog presentato. Al suo fianco, il figlio Alberto, che ha curato la carrozzeria del mezzo. Una famiglia che ha la Dakar nel sangue e ora vede un nuovo capitolo prendere forma… questa volta tutto al femminile.

Un gruppo che si sta trasformando in squadra
Le tre donne hanno già affrontato un primo test in Tunisia lo scorso ottobre: dune, caldo, sabbia ovunque. È lì che hanno iniziato a capirsi con uno sguardo, a prendersi le misure, a fidarsi l’una dell’altra. Nei prossimi giorni proseguiranno i test: l’Unimog ha già ruggito davanti al pubblico, ricordando a tutti che la Dakar non è solo un sogno, ma un impegno concreto, duro, vero.
«Vogliamo vivere un’avventura autentica, crescere insieme e tagliare il traguardo» hanno raccontato. Parole semplici, ma dette con quella luce negli occhi che solo i deserti sanno accendere.

Il deserto le aspetta
Il loro obiettivo? Lasciare un segno.
Nello sport, nel motorsport italiano, e in tutte le bambine che guarderanno questo equipaggio e penseranno: “Un giorno potrei farlo anch’io.”
E mentre il team si prepara, un’immagine resta lì, come un faro emotivo: il Lago Rosa, l’arrivo simbolo della Dakar.
Un luogo che da sempre racconta di sogni impossibili diventati realtà.
E che nel 2026 — forse — si colorerà un po’ più di rosa.






















