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CALCIO | 03 novembre 2017, 18:12

L'INTERVISTA A: Simone Zoppo, ovvero il sogno dell'Aygreville in serie D

Simone Zoppo (secondo da dx) insieme a Mauro Orlandi, Robert Lord Armstrong, Nico Ciro, Andrea Chasseur, Fabrizio Ramponi, Fabio Berlier, Simone Zoppo e Nico Stilo

Simone Zoppo (secondo da dx) insieme a Mauro Orlandi, Robert Lord Armstrong, Nico Ciro, Andrea Chasseur, Fabrizio Ramponi, Fabio Berlier, Simone Zoppo e Nico Stilo

Direttore sportivo e addetto al 'settore adulti' della società sportiva calcistica Aygreville, l'imprenditore alimentare valdostano Simone Zoppo è il 'braccio operativo' di suo padre Silvano, Presidente dell'Aygreville. Da otto anni segue quotidianamente la squadra, impegno che richiede tempo e dispendio di energie, ma che Zoppo che intendere mantenere ancora a lungo.

Aostasports - In qualità di direttore sportivo e vicepresidente di fatto, Lei vive giornalmente il contatto diretto con i giocatori e l'ambiente dello spogliatoio. Marco Albarello, presidente della sezione valdostana della Figc ha segnalato che il settore giovanile del calcio sta vivendo una crisi di valori: è d'accordo?

Simone Zoppo - Vorrei poter dire di no, ma in realtà sì, sono d'accordo, purtroppo. Nei giovani sta venendo meno la voglia di mettersi in gioco, di prendersi delle responsabilità e questo si ripercuote negativamente nel settore degli sport di squadra. Noi, all'Aygreville, fortunatamente viviamo una situazione diversa perchè anno dopo anno siamo riusciti a creare un ambiente strutturato professionalmente, suppportato da tecnici ma anche da giocatori animati da grande senso di responsabilità e orgoglio. Questo fa certamente la differenza e lascia un'impronta positiva nei nostri giovani, che hanno elevati valori morali e di lealtà sportiva.

AS - E' quindi una questione di regole, la gestione di una società sportiva che fa del vivaio il suo punto di forza?

SZ  - Assolutamente sì. Senza regole ferree che ci si deve dare e che tutti devono rispettare, in una regione piccola come la nostra sarebbe impossibile mantenere squadre nel difficile campionato di Eccellenza, transito verso il calcio professionistico. Misurarsi con realtà ben più grandi e 'ricche' quali il Piemonte richiede costanza, spirito di sacrificio e passi mai più lunghi della gamba.

Il calcio, già a questo livello, ha costi elevati non solo economici; ecco perchè occorrono regole, che possono spaventare e certamente allontanare i più giovani, che magari non se la sentono di investire parte della loro vita in un progetto che concretamente può risultare molto faticoso da portare avanti.

AS - La serietà delle sue riflessioni induce a ritenere che un simile importante progetto sia già uscito dai cassetti della presidenza dell'Aygreville, o ci stiamo sbagliando?

SZ - Effettivamente, culliamo un'ambizione neanche troppo nascosta: la promozione in serie D. Sappiamo tutti che la Lega Pro rappresenta per la Valle d'Aosta, almeno per ora, un traguardo impossibile. La serie D, invece, è alla nostra portata ed è questo il primo obiettivo da raggiungere per tornare a pensare 'in grande'. Da anni lavoro per raggiungere il traguardo della D e so che non smetterò di farlo finchè non riusciremo a coronare il sogno, che non è solo mio ma anche dei presidenti della società, mio padre Silvano e Piero Sterpone. Abbiamo creato una struttura in grado di farcela, supportata da un team famigliare ma proprio per questo molto motivato e combattivo.

AS - In tutti questi anni di attività dirigenziale si è imbattuto certamente in tanti giocatori di qualità. C'è qualcuno che ritiene pronto, o quasi, per il passaggio al calcio professionistico?

SZ - Ne ho incontrati e ce ne sono in squadra anche ora, ovviamente. Quello che è difficile è la collocazione dei giocatori in società e ambienti capaci di valorizzarli al meglio. Mi spiego: le doti che io vedo in un calciatore potrebbero non essere considerate tali da altri dirigenti sportivi. Non c'è una regola fissa per stabilire con certezza matematica chi ha la stoffa del campione. Ad esempio, abbiamo ceduto Monteleone alla Juve e ora gioca in serie D; lo stesso dicasi per Maurice Glarey al Chievo (nella foto a lato), anche lui in D nel Savona; lo stesso discorso vale per Sterrantino, classe 2002, che è alla Juve. Noi abbiamo visto in loro qualità per 'sfondare' nel calcio professionistico. Ora tocca a chi li allena cavarne il meglio.

AS - Qual'è l'obiettivo dell'Aygreville per questa stagione?

SZ - Certamente l'obiettivo principale restano i play off. Riconosco che siamo partiti bene ma ora attraversiamo un periodo non troppo felice. Il calcio però è anche così, non sempre il vento soffia nella direzione giusta. Andiamo avanti con piena fiducia in mister Rizzo e consapevoli dei nostri limiti, ma anche della nostra forza.

patrizio gabetti

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