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ALTRI SPORT | 18 settembre 2016, 15:09

Alpinismo: 70 anni fa sul Bianco la morte del 'Fortissimo'

Giusto Gervasutti in una delle immagini che più lo rappresentano

Giusto Gervasutti in una delle immagini che più lo rappresentano

“Formidabile sulla roccia e sul ghiaccio, lo era altresi come 'senso alpino', come esploratore e solutore di problemi".

Così l’amico e compagno di cordata Renato Chabod, nel volume 'La cima di Entrelor' del 1969 sintetizza in modo perfetto le caratteristiche tecniche e ideologiche di Giusto Gervasutti, il celebre alpinista italiano morto in montagna 70 anni fa, il 16 settembre 1946, durante una salita al Pilier Nord-est (oggi Pilier Gervasutti) del Mont Blanc du Tacul, nel massiccio del Monte Bianco. Aveva 37 anni.

Friulano, soprannominato 'Il Fortissimo' per la sua eccezionale forma fisica (comune ad altri suoi corregionali dell'epoca, come ad esempio Primo Carnera), tra gli anni Trenta e i Quaranta Gervasutti fu uno degli scalatori di riferimento all'interno del movimento alpinistico europeo.

Instancabile esploratore di montagne e massicci in tutti i versanti delle Alpi, e non solo, si legò in cordata con gli alpinisti più noti e forti di quel tempo e realizzò nuove salite di pareti e cime che ancora oggi sono tenute in grande considerazione per la loro difficoltà. Nel 1933 realizzò la prima ripetizione della cresta sud dell'Aiguille Noire de Peuterey. Un anno dopo, nel massiccio francese degli Écrins, scalò la spettacolare parete nord-ovest del Pic d'Olan insieme a Lucien Devies.

Quello stesso anno si recò in Cile sulle Ande, giungendo in vetta a inviolate cime sopra i 5.000 m di quota. E' del 1935 la prima ascensione del Pic Adolphe con Gabriele Boccalatte, Ninì Pietrasanta e Renato Chabod. Sempre nel 1935, insieme a Lucien Devies, fece sua la cresta sud del Pic Gaspard e, nel 1936, la parete nord-ovest dell'Ailefroide Occidentale (Ecrins). In questa salita, durante l'avvicinamento notturno (quando fa più freddo, per evitare il più possibile movimenti del ghiaccio), nell'attraversare un canalino di pietre e neve per evitare un masso instabile, Gervasutti cadde rompendosi una costola, il labbro e tre denti. Lo choc e il dolore delle ferite non gli impedirono di portare comunque a termine la scalata, che dopo quella caduta durò altre 56 ore.

Nel 1938 in cordata con l'alpinista Gabriele Boccalatte salì il difficile pilastro sud-ovest del Picco Gugliermina nel massiccio del Bianco, mentre con Paolo Bollini, nel 1940, affrontò direttamente la parete sud del Monte Bianco per il Pilone Nord del Freney.Salì la parete nord delle Grandes Jorasses, preceduto solo da Martin Meier e Rudolf Peters per quanto riguarda la Punta Croz e successivamente da Riccardo Cassin, Luigi Esposito e Ugo Tizzoni (1938) sullo Sperone Walker. Nel 1942 Gervasutti, insieme a Giuseppe Gagliardone, tracciò una temeraria linea sulla ripida e ghiacciata parete est delle Grandes Jorasses, scrivendo così definitivamente il proprio nome nell'Olimpo dei più forti alpinisti di sempre.

Nell'agosto del 1944 Gervasutti e Gigi Panei aprirono una nuova via sulla inviolata parete sud del Pic Adolphe.

Quando morì, il 16 settembre 1946, durante una scalata al Mont Blanc du Tacul insieme a Giuseppe Gagliardone, i due si stavano a causa del maltempo; una corda doppia si incastrò; Gervasutti stava risalendo un tratto per liberarla quando improvvisamente cadde. Nel 1945, un anno prima della morte, pubblicò la sua autobiografia, intitolata Scalate nelle Alpi.

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