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CALCIO | 04 aprile 2019, 23:00

"L'ARBITRO VUOLE PARLARE MA..." - Interviste negate: che tristezza. Altro che comunicazione

Commenti sessisti, insulti ai fischietti, donne arbitro che per qualcuno "...devono restare in cucina". Web e televisione, si sprecano gli episodi. Oggi volevamo consegnare il microfono ma...

"L'ARBITRO VUOLE PARLARE MA..." - Interviste negate: che tristezza. Altro che comunicazione

Cari responsabili e presidenti di sezioni arbitrali,

ieri ho ricevuto l'ennesimo "no, grazie" dopo aver proposto una serie di interviste ad alcuni arbitri piemontesi, uomini e donne, assolutamente disponibili a parlare e fornire opinioni e commenti su fatti che non riguardano in alcun modo lo svolgimento delle partite e le decisioni tecniche.

"No, grazie, non è possibile", è stata la vostra risposta. Ed è la stessa da quasi 20 anni. Intanto il mondo in questi 20 anni è cambiato, i "social" sono diventati l'ufficio stampa degli addetti ai lavori (società, dirigenti, allenatori, presidenti, giocatori) e la necessità di sentire due campane sarebbe sempre più utile. Intanto le immagini e i filmati sul pianeta internettiano sono diventate notizie, c'è sempre più bisogno di parole e comunicazione per approfondire i concetti, per spezzare il "tempo reale", per fermarsi e riflettere.

In qualità di giornalista sportivo ancora oggi, nel 2019, faccio fatica a comprendere le motivazioni per le quali gli arbitri non possano rilasciare dichiarazioni e commenti, soprattutto se il rettangolo di gioco in questo caso si chiama "dilettantismo". Si, è vero, c'è una regola: "Agli arbitri è fatto divieto di rilasciare interviste a qualsiasi mezzo di informazione o fare dichiarazioni pubbliche in qualsiasi forma, anche a mezzo siti internet, articoli di stampa, attività e collaborazioni giornalistiche o la partecipazione a gruppi di discussione, posta elettronica, forum, blog, social network o simili, che attengano le gare dirette e gli incarichi espletati da ogni associato, salvo espressa autorizzazione del Presidente dell'AIA".

Ma c'è anche un seguito: "Gli arbitri, previa sempre autorizzazione del Presidente dell'AIA, possono liberamente rilasciare dichiarazioni ed interviste sulle prestazioni espletate, solo dopo che il Giudice Sportivo ha deliberato in merito alle gare, purché consistano in meri chiarimenti o precisazioni e non comportino alcun riferimento alla valutazione del comportamento tecnico e disciplinare dei singoli tesserati".

Per questo non riesco ancora a comprendere l'ennesimo "No, grazie". Per le donne e in particolare per le donne arbitro, queste ultime, non sono state settimane qualsiasi. Che si tratti di arbitri o calciatrici il loro ruolo, la loro professionalità, la loro passione sono state mal comprese, derise e sbeffeggiate e si sprecano commenti sessisti su televisioni e web.

Qualche esempio? L'ex calciatore Fulvio Collovati sospeso per due settimane dalla Rai per queste dichiarazioni a "Quelli che il calcio...": "Quando sento le donne parlare di tattica mi viene il mal di stomaco. Le donne capiscono meno degli uomini". Sospeso dall'ordine dei giornalisti della Campania Sergio Vessicchio, che ha definito in televisione la guardalinee Annalisa Moccia "...inguardabile, una barzellettarincarando la dose con “...È uno schifo vedere donne che arbitrano”. E ancora: "In cucina o a fare le pulizie". Marcello Bazzurri, allenatore della Casa del Diavolo (campionato umbro di Promozione) così si è espresso contro l'arbitro Ilaria Possanzini, dopo che la sua squadra è stata sconfitta per 4-2 dalla San Marco Juventina. Poi ha chiesto scusa.

Potrei continuare soffermandomi su altre situazioni diventate "virali" e su aggressioni a giovani arbitri. Mi fermo. Ecco, oggi sarebbe stato molto bello chiedere a una donna arbitro come si sente, quali sono i suoi pensieri in merito all'ondata di commenti sessisti dilaganti, come nasce e si sviluppa la sua passione sul campo, cosa significa veramente essere arbitro, cosa si può fare per abbattere certi muri costruiti sull'ignoranza. Ho proposto anche di inviarvi una bozza dell'articolo prima che questo fosse pubblicato, anche se trovo questo passaggio privo di senso.

"No, grazie". Ebbene sì...Oggi non siamo riusciti a fare comunicazione. O forse lo stiamo facendo in un modo diverso, con una palese provocazione. Oggi non siamo riusciti ad andare oltre, a buttare giù il muro del silenzio, a dare un segnale e a consegnare un microfono a chi aveva cose da dire. E ancora, non so perchè.

michele rizzitano

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