Al 46° Rally della Valle d’Aosta non si corre solo per il podio, ma anche per una causa che tocca nel profondo: la vita stessa. Tra le auto che romberanno tra le montagne valdostane sabato 3 e domenica 4 maggio 2025 ci sarà anche un equipaggio molto speciale, che ha deciso di mettersi in gioco con casco e cuore. Si tratta di Ivano Passeri e Francesco Cuaz, due appassionati di motori che, a bordo della loro Opel Corsa numero 54 (categoria Rally4), porteranno sulle strade della competizione un messaggio chiaro: donare sangue e plasma è un gesto semplice, ma essenziale per salvare vite.
Non sono nuovi a iniziative del genere: anche quest’anno i due piloti rappresentano simbolicamente la FIDAS Valle d’Aosta, la federazione dei donatori di sangue che da tempo lavora per diffondere la cultura del dono attraverso iniziative concrete e spesso originali, come questa. “Abbiamo voluto legare sport e solidarietà – spiega Rosario Mele, presidente dell’associazione – perché crediamo che lo sport abbia un’enorme capacità di parlare a tutti, soprattutto ai giovani. Ringraziamo Ivano e Francesco per essere testimoni autentici di un gesto che può fare la differenza”.
L’idea alla base è tanto semplice quanto potente: usare l’energia di una competizione sportiva per accendere i riflettori su una realtà spesso data per scontata. Ogni giorno negli ospedali c’è bisogno di sangue e plasma per operazioni, trasfusioni, emergenze e cure salvavita. E ogni giorno, grazie ai volontari, è possibile rispondere a queste necessità. Ma il bisogno non si ferma mai. Per questo la sensibilizzazione deve correre veloce, anche tra i tornanti di un rally.
“Il nostro numero di gara è il 54, ma se potessimo scrivere un numero più importante sulla macchina, sarebbe quello delle vite che possiamo aiutare con un piccolo gesto come la donazione” raccontano i due piloti, emozionati ma anche determinati a lanciare il loro messaggio a ogni curva.
Per FIDAS, questa iniziativa è solo una delle tante azioni pensate per avvicinare nuove generazioni al mondo del volontariato. Perché non basta dire che donare è importante: bisogna raccontarlo con esempi concreti, con volti e storie, anche in contesti apparentemente lontani dalla sanità, come appunto una gara automobilistica. Ma è proprio in questi contesti che il messaggio arriva più forte, autentico, credibile.
E allora, tra uno scatto in griglia di partenza e una sosta ai box, ricordiamoci che correre può anche voler dire prendersi cura degli altri. Anche perché, in questa speciale classifica, vincono tutti: i piloti, i donatori e soprattutto chi riceverà quel sangue e quel plasma che può fare la differenza tra la vita e la morte.
Buona gara a tutti. Ma all’“equipaggio del dono”, un grazie in più.