"Dove sono gli ultrà?”. Il celebre coro che per anni ha accompagnato l’ingresso delle tifoserie avversarie rimbomba dentro l’Allianz Stadium. Non lo canta nessuno, ma è questa la domanda che riecheggia nelle teste dei 38995 spettatori di Juventus-Spal (ma siamo sicuri che tutti gli abbonati fossero presenti?).
Quella che dovrebbe essere una partita qualunque, tranquilla in campo, assume in realtà un contorno piuttosto interessante sugli spalti. Di fatto, a seguito dell’operazione Last Banner condotta dalla Questura di Torino in grado di “decapitare” il tifo organizzato bianconero, è la seconda partita senza ultrà: un unicum in Italia. Per capire com’è oggi vivere una partita all’interno del settore più caldo dell’Allianz Stadium, basta mettere un piede in curva per comprendere come nel giro di qualche settimana sia cambiato tutto.
Un cordone di blindati e mezzi della polizia nel piazzale di fronte alla curva “accompagna” i tifosi ai tornelli. Sugli spalti steward ovunque, nessuno striscione, nessun bandierone e nessun due aste. Tantissime le famiglie presenti. In balconata, dove una volta i lanciacori spalle al campo si sgolavano per far cantare i tifosi, ci sono mamme, papà e bambini appoggiati a guardare la partita. In realtà non sembra nemmeno di stare in curva. Sì, perché se lo stadio deve giustamente essere un luogo per tutti, con regole ben precise da seguire, è anche vero che oggi all’Allianz Stadium non tifa nessuno.
I cori per i giocatori e la squadra sono pressoché inesistenti. A regnare, in diverse fasi della partita, è il silenzio assordante. A livello di ordine pubblico tutto fila liscio, sugli spalti e nell’anti stadio non si registrano momenti di tensione. Il motivo è semplice: gli ultrà, in pratica, non ci sono. Qualche faccia nota in realtà è presente, ma sono davvero pochissimi i tifosi più caldi all’Allianz Stadium.
Un centinaio di Drughi, al centro del secondo anello, abbozzano momenti di tifo. La Digos interviene solo in due occasioni: per identificare e multare 10 ultras appartenenti al gruppo “Tradizione Antichi Valori”, rei di indossare una maglietta con il logo del loro gruppo, e per disperdere un gruppetto di tifosi che si era riunito davanti a un ingresso della curva. Misure fortemente repressive, mai viste negli altri stadi, dove generalmente vige l’anarchia. La disparità di regole e di trattamento è palese ed evidente anche all’interno dello stesso Allianz Stadium: i tifosi della Spal, per esempio, riescono ad entrare con bandierone di Federico Aldovrandi, con un tamburo.
Nella curva della Juve non c’è nemmeno una bandiera. Da una parte il rigore totale, dall’altra più permissività. La denuncia della società bianconera contro gli ultrà che la ricattavano ha consentito alle forze dell’ordine di fermare i capi, ma ha permesso alla polizia di applicare alla lettera un regolamento su cui si era sempre deciso di chiudere non uno, due occhi.
Per il momento nessuno si è fatto avanti per prendere l’eredità degli ultras scomparsi. I True Boys, gruppo che da più di un anno prova a inserirsi all’interno della curva bianconera, non ha ancora fatto passi avanti. Al secondo anello la presenza dei Drughi, seppur molto ridotta, si nota ancora. Al primo anello invece, Tradizione, Nucleo e Viking non ci sono quasi più. Questo non vuol dire che non ci siano: nel mondo del tifo organizzato, un seggiolino lasciato vuoto non vuol per forza dire assenza.
Ecco perché, probabilmente, nessun appartenente del gruppo True Boys, al di là dei proclami sui social, non si è mosso per ritagliarsi uno spazio. Tutti i movimenti e le dinamiche sono comunque osservate minuziosamente dalla Digos di Torino, mai così attenta a osservare e interpretare i fragili equilibri del tifo bianconero.
ll nuovo corso del tifo bianconero riparte quindi dall’uguaglianza sugli spalti e dalle regole apprezzatissime dalla stragrande maggioranza del tifosi che sui social si sono “ribellati” agli ultras, ma anche dal silenzio. In curva, all’Allianz Stadium, non tifa più nessuno. Contro Verona e Spal i giocatori di Sarri non hanno certo avuto bisogno del supporto del pubblico per guadagnarsi tre punti, ma quante volte l’effetto bolgia ha spinto i calciatori oltre i propri limiti? Una partita esemplare, in tal senso, è Juventus-Atletico Madrid dello scorso anno.
Non stupitevi dunque, se alla prima partita difficile Ronaldo si dovesse ritrovare ad aizzare i tifosi, chiedendo supporto, e non trovando di fatto nessuno. Perché oggi la casa della Juve, più che uno stadio sembra davvero un silenzioso teatro. E allora quei tifosi che per anni hanno chiesto il rispetto delle regole, ora liberi di tifare, dovrebbero sentire la responsabilità di incitare e supportare i propri idoli senza se e senza ma.
Perché lo Stadium, anche senza “i cattivi” e con prezzi decisamente non alla portata di tutti, resta un luogo popolare. Un catino dove divertirsi, gioire con la squadra e sostenerla nelle difficoltà. In fondo, non c'è davvero niente di male nel far riecheggiare un forte 'forza Juve'.