CICLISMO - 14 novembre 2014, 17:50

GIRO D'ITALIA: Le tappe valdostane diventate storia

L'Aosta – Courmayeur, un tappone di 300 km pedalando anche tra Francia e Svizzera, tra Gran San Bernardo, Forclaz e Piccolo San Bernardo.

Ryder Hesjedalil 19 maggio 2012 ha fatto suo sulle rampe di Cervinia il Giro d'Italia.

Ryder Hesjedalil 19 maggio 2012 ha fatto suo sulle rampe di Cervinia il Giro d'Italia.

Da Charly Gaul ad Ivan Basso sono molti i grandi campioni ad aver lasciato il segno sulle tappe valdostane nella storia del Giro d’Italia. Meno celebrate delle Dolomiti e delle dirimpettaie Alpi Francesi, le salite della Valle d’Aosta non hanno creato il mito di un Mortirolo, un Pordoi o un’Alpe d’Huez solo per la posizione geografica appartata della regione. Ma sono affascinanti, temute e dure, terribilmente dure. La conferma è che nonostante i passaggi del Giro d’Italia dalla Valle d’Aosta non siano così frequenti come in altre regioni alpine, è stato proprio qui che spesso si è risolta la contesa rosa.

E’ stato così nel 1959: le montagne valdostane teatro di una battaglia tra giganti, Maitre Jacque Anquetil, il raffinato esteta della bici, e l’Angelo della Montagna Charly Gaul, l’uomo delle imprese impossibili, indecifrabile e imprevedibile. Anquetil sbaraglia il campo nelle cronometro in quel Giro d’Italia, Gaul attacca in salita. Si arriva all’ultima tappa di montagna con Anquetil in maglia rosa e Gaul ad oltre tre minuti. Ma c’è la Aosta – Courmayeur, un tappone di 300 km pedalando anche tra Francia e Svizzera, tra Gran San Bernardo, Forclaz e Piccolo San Bernardo. Sotto una pioggia battente Gaul attacca ad ogni salita, stacca Anquetil ma viene raggiunto in discesa. Ma l’ennesimo attacco sul Piccolo San Bernardo manda in crisi Anquetil. Gaul vola verso la grande impresa, arriva a Courmayeur da solo così come sul Bondone tre anni prima. Anquetil, sfinito e sconfitto, perde più di nove minuti: il Giro d’Italia è di Gaul.

La Valle d’Aosta ha deciso più volte il Giro d’Italia anche negli ultimi vent’anni. Il Giro ’97 sembra saldamente nelle mani di Pavel Tonkov, in rosa fin dalla terza tappa di San Marino, ancora vincitore sul Terminillo e campione in carica. Pantani non c’è, è caduto nelle prime tappe e non si vede chi possa fermare il russo. Ma la Racconigi Cervinia stravolge il Giro d’Italia.

Sulla salita del Saint Panthaleon si scatena Ivan Gotti, emergente scalatore bergamasco. Attacca da lontano, ha il coraggio di sfidare apertamente Tonkov che non riesce a reagire e sulla lunga salita finale verso Cervinia perde ancora più terreno. E’ la svolta del Giro: Gotti prende la maglia rosa e la difende fino al traguardo finale di Milano dimostrandosi il numero uno sulle grandi montagne.

Il Passo San Carlo è la salita che segna il Giro d’Italia 2006. E’ un Giro stradominato da Ivan Basso, che proprio sul San Carlo, la montagna tra Morgex e La Thuile, fa capire definitivamente che gli avversari dovranno accontentarsi di lottare per il secondo posto. Piove e fa freddo anche quel giorno in Valle d’Aosta, e la tappa è più dura che mai.

La salita al San Carlo è difficilissima, pendenza media al 10%, forse la più selettiva tra tutte quelle valdostane. Basso con una serie di progressioni disperde gli avversari, Savoldelli e Simoni, il misterioso spagnolo Gutierrez, salito improvvisamente tra i campioni. Solo Leonardo Piepoli, il grimpeur pugliese, riesce a tenergli testa. Ma è lontano in classifica e non dà fastidio a Basso. Il padrone del Giro d’Italia è lui e nella discesa finale verso La Thuile, pericolosissima sotto il diluvio, concede spazio a Piepoli che va a vincere la tappa.

L’ultima volta in cui le montagne della Valle d’Aosta sono state determinanti per il Giro d’Italia è stato nell’edizione 2012. Il protagonista è inatteso, il canadese Ryder Hesjedal, sottovalutato da Joaquim Rodriguez e dagli altri uomini di classifica. Si sale a Cervinia, 20 km di fatica. La vittoria di tappa è affare tra un gruppo di coraggiosi partiti nelle fasi iniziali, tra cui la spunta Andrey Amador, un corridore del Costa Rica: chi avrebbe mai immaginato di vedere vincere quassù un uomo del paese centroamericano? Ma i giochi veri si fanno più dietro.

Hesjedal è scaltro quanto basta, non perde l’opportunità dell’attendismo degli uomini di classifica. Nessuno lo considera, lui se ne va e guadagna 26’’. Poca roba, ma quel Giro d’Italia Hesjedal lo andrà a vincere per appena 16’’ su Rodriguez, come dire che proprio in quell’attesa sulle montagne valdostane lo spagnolo si è giocato la maglia rosa.

Il Giro d’Italia 2015 tornerà in Valle d’Aosta con una delle tappe più attese, sul Saint Panthaleon di Gotti e sulla salita di Cervinia di Hesjedal: e se fosse proprio qui che Contador, Aru e gli altri campioni si giocassero la corsa?

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