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In Breve

| 29 maggio 2023, 11:00

BuonGiro. Le polemiche le portano via Roglic e l'amicizia Thomas-Cavendish. C'è però qualcosa da rivedere

Si chiude una corsa Rosa bella ma acciaccata dal Covid, la pioggia e il vento. Lo slittamento di 15 giorni della gara non sarebbe male, così come anticipare la crono a metà della terza settimana

BuonGiro. Le polemiche le portano via Roglic e l'amicizia Thomas-Cavendish. C'è però qualcosa da rivedere

Le polemiche le porta via il vento.

Le porta via il "beffato" Thomas che con un gesto d'amicizia, di altruismo d'altri tempi, ha lanciato la volata al suo ex compagno Mark Cavendish che a Roma ha fatto la storia. Il più anziano corridore a vincere una tappa al Giro d'Italia con un curriculum che fa spavento. La prima nella Corsa Rosa persino nel 2008. 15 anni fa. 

Una chiusura d'eccezione dopo un'edizione che ha visto prevalere un Roglic che batte persino la sfortuna e probabilmente quei cornetti, amuleti che auspicavo per i corridori per stroncare il Covid, le cadute e la pioggia, gli sono serviti.

C'è qualcosa da rivedere. Soprattutto la creazione del percorso. Chiaramente gli organizzatori possono poco o nulla sul maltempo (forse richiedere lo slittamento nel calendario di due settimane sperando l'Uci accetti), i tatticismi delle squadre e il loro attendismo anche sulle grandi salite, però soprattutto sulla terza settimana si poteva fare di più.

Perché piazzare la cronometro finale decisiva il sabato e non lasciare spazio invece ad un bel duello in salita? In fondo una gara ciclistica di tre settimane non dovrebbe decidersi in una corsa contro il tempo, con il cronometro in mano. Ma con una bella bagarre. Ipotesi: crono al giovedì e due tappe di montagna gli ultimi due giorni con la classica passerella la domenica. 

Hanno salvato capra e cavoli grazie alla "iella" dello sloveno della Jumbo con il salto di catena e la sua testa alta per provare a fare l'impresa. Che poi gli è riuscita in mezzo al suo pubblico. 

Gestione Evenepoel? Non delle migliori. Contro il Covid però non ci si può fare nulla. Forse solo salutare un po' meglio la corsa che lo accolto da Re e con un cachet, pare, particolarmente ricco.

Con lui, Geoghegan Hart e Vlasov, che avevano abbandonato a causa di due cadute, avremo visto un'altra corsa? Più avvincente? Probabile. Sicuramente Goganga avrebbe sfiancato ai fianchi un Roglic-dipendente da Kuss. Non sappiamo però se avrebbe accettato di buon grado di fare da vice Thomas.

Pare che Thomas sia stato uno dei fautori nel gruppo del taglio del tappone di Crans Montana. Una tappa complicata, fredda, sotto la pioggia che i ciclisti avevano preferito non affrontare per intero dando poi vita ad una corsa, che mi si passi il termine, "farsa". Si è preso una bordata di polemiche anche da parte di ex corridori degli anni 80 e 90, respinte però puntando il dito anche ad un ciclismo che di certo non c'è più. Chiaro riferimento ad un passato oscuro che vedeva sì grande imprese ma poi anche grandi condanne. Emerse nel tempo. 

Il signor G però nonostante tutto è stato veramente un signore, con la S maiuscola, dalla sconfitta con il crollo nella crono sul Monte Lussari e i complimenti al suo avversario fino all'aiuto all'amico Cav.

Non darò nessun voto, non li meritano chi sta in sella per ore sotto le peggiori avversità metereologiche.

Come ogni anno la Corsa Rosa ci regala scorci mozzafiato del nostro Bel Paese, imprese titaniche di corridori in fuga per km e km, cinque italiani che fanno ben sperare e uno che è come sempre magnifico (Milan, Dainese, Bais, Zana, Frigo e Caruso, ottimo quarto), persino proposte di matrimonio e una persona salvata da un gruppo di amici della provincia di Savona vigili del fuoco arrivati in Veneto per gustarsi il Giro.

Appuntamento al prossimo anno. E come sempre. Buon Giro.

Photo credit: LaPresse

Luciano Parodi

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