"Come si spiega l'allerta coronavirus a un bambino? Come si possono raccontare le precauzioni, le preoccupazioni, ma anche la situazione che evolve quotidianamente, quando anche gli adulti non hanno mai sperimentato qualcosa di simile?". Queste domande se l'è poste Giuseppe Luberto, allenatore del settore giovanile dell'Aosta 511 di calcio. E da buon 'mister' ha cercato di darsi delle risposte utili a tutti: "E' importante poter parlare ai bambini in modo tranquillo e diretto trovando il giusto equilibrio tra le spiegazioni di cosa sta accadendo e l'insegnamento delle norme base per la prevenzione del contagio".
Poi è vero, riconosce il mister dell'Aosta 511, "una banale influenza non fa chiudere le scuole per settimane e non convince intere città a usare le mascherine, cambiando di molto la quotidianità".
E come si racconta questo, ai bambini? "Lo spunto migliore è quello di raccontare che è una situazione nuova, per la quale non abbiamo ancora soluzioni adatte, e che giustamente quindi ci preoccupa, perché potrebbe fare ammalare tante persone, troppe tutte in una volta. Non sappiamo ancora quali siano le medicine giuste, e quando avremo disponibile un vaccino efficace. Questo è un punto di partenza anche per spiegare ai più piccoli l'importanza delle regole di prevenzione, come lavarsi spesso le mani e utilizzare fazzoletti usa e getta. Tutte azioni che possiamo trasformare in gioco, in complicità con gli adulti, dando piccoli incarichi importanti ai bimbi e facendoli sentire coinvolti ma soprattutto che permettono di sentirsi un po’ meno impotenti, c’è qualcosa che possiamo fare che diminuisce il rischio, anche se non lo azzera".
Per questo gli adulti "devono imparare a gestire la propria ansia perché se non siamo in grado di controllare il panico, i nostri bambini lo capiscono subito. Serve mettere in campo strategie che abbassano il nostro stress, come concentrarsi sul respiro, o spostare l’attenzione sulle cose che ci aiutano a stare bene, per riuscire a dare spiegazioni semplici e realistiche, ovviamente adattate all'età del bimbo, ma che non devono dare l'impressione di minimizzare il problema o peggio di sembrare 'onnipotenti'. E' meglio essere chiari e dire la verità, e cioè che non sempre quello che accade è sotto il nostro controllo".
Il messaggio fondamentale da trasmettere è questo, per Giuseppe Luberto: "è un momento difficile, ciascuno deve poter fare il proprio meglio, e bisogna avere fiducia e gratitudine per tutti coloro che stanno lavorando sodo per risolvere il problema, in particolare per chi è nella zona rossa. Alla fine, l'obiettivo è far vivere ai bimbi questo periodo di crisi il più possibile con serenità e ottimismo, e trovando nuovi modi per mantenere le relazioni anche a distanza: anche per questo non dobbiamo trasmettere ansie ingiustificate, o false illusioni che non esista alcun pericolo, o peggio che il pericolo si annidi su qualsiasi maniglia toccata o stando vicino a una persona cara. Se riusciamo a fare questo, a dare loro la migliore serenità avremo lasciato una traccia che darà loro nuovi strumenti per il futuro".